Le mirabolanti fortune di Arlecchino e peripezie dei Comici dell'Arte Commedia brillante ispirata a testi d'epoca RICONOSCIMENTI - Premio Miglior costumi, Nomination Miglior attrice caratterista, Miglior attrice e attore giovane, Migliore scenografia al 73^ Festival Nazionale Città di Pesaro 2020 - Primopremio Danilo Dal Maso, gradimento del pubblico alla Rassegna "Febbraioateatro" di Cavazzale (VI) 2020 e Premio miglior scenografia - Premio miglior scenografia e Premio miglior attore alla 20^ Rassegna Teatrale Radici di Dueville ( VI ) 2019
LA TRAMA: Una piazza, un palco illuminato dalle lanterne, il pubblico si riunisce attirato dalla musica e da un’ ammiccante fanciulla. Sulle tavole del palcoscenico si alternano i frizzi e i lazzi di Arlecchino, Colombina, Capitan Spaventa, la Marchesa di Trippafatta, Tartagliello e tanti altri personaggi comici, irriverenti e sbruffoni che, appena scesi dal palcoscenico, tornano ad indossare i panni dei comici dell’arte delle famiglie Cera e Marcini. Lo spettacolo diventa vita vera dove affiorano i diversi caratteri, tra generosità e invidie, screzi, amori ed amorazzi, fame, paure e speranze delle due famiglie riunitesi in cerca di fortuna. Una “commedia nella commedia” per fare un viaggio nel tempo e rivivere la tradizione giullaresca nell’anno del Signore 1697.
NOTE DI REGIA: “Le mirabolanti fortune di Arlecchino e peripezie dei Comici dell’Arte" vuole essere una rievocazione delle atmosfere vissute dalpubblico del ‘600 nell’assistere ad una “commedia all’improvviso” o “commedia italiana” ed insieme uno spaccato di vita quotidiana dei comici dell’epoca. Il continuo entrare ed uscire dalla scena per passare dal “tipo-fisso” al personaggio del comico che lo interpreta (e viceversa) impone agli attori repentini mutamenti di tecniche recitative a seconda che l’azione si svolga sul palchetto o fuori dallo stesso (“tirate” con attore fronte pubblico, “contrasti” tra maschere ed abolizione della “quarta parete” durante la recita della commedia dell’arte, ritorno alla “quarta parete” e recitazione interiorizzata nelle parti “dietro le quinte” ). Dopo essere stata a lungo ritenuta un teatro di sottordine, mortalmente ferito dalla “riforma goldoniana”, oggi viene riconosciuto che la Commedia dell’Arte, come ogni fenomeno culturale, si legittima da sé, al di là dei suoi meriti e dei suoi limiti, comeuna pagina importante del teatro italiano tanto da essere tuttora studiata e rappresentata in gran parte del mondo e da aver influenzato i più grandi commediografi della storia quali, per citarne solo alcuni: Moliere, Shakespeare, lo stesso Goldoni ed in tempi più recenti, Dario Fo. Consci di ciò, abbiamo voluto rendere omaggio al genere imparando a recitare come si pensa si facesse al tempo dei suoi fasti, avvalendoci della preziosa consulenza artistica dell’attore Luca Mascia il quale ha portato la maschera d’Arlecchino qua e là per il mondo facendo ridere della Commedia dell’Arte sinanche i Turchi ed i Siriani, segno inconfutabile dell’universale ed immediata comprensività della stessa. Pino Fucito
Aiuto Regia Annarita Scaramella Consulenza artistica Luca Mascia Costumi Carolina Cubria Scelte musicali Alberto Bozzo Scenografia Pino Fucito e Carolina Cubria Realizzazione scene Giuseppe Rizzotto Luci e fonica Andrea Munaretto Locandina e decori Silvia Fucito Fotografia Gildo Maino
Un sentito grazie a Claudio Casarotto per le realizzazioni sartoriali e accessori